EDITIAMO
Conosciamo la macchina editoriale. Gli Editori lavorano secondo criteri consolidati e poco o nulla è cambiato nel tempo. Gli scrittori ci stupiscono invece ancora. Ne abbiamo seguiti di bravissimi ma le sorprese non mancano. Un autore a cui abbiamo spiegato che l’editing del libro andava fatto, così ci ha risposto: a me mi piace così. Aggiungendo un improbabile: se sarebbe brutto. Si tratta ovviamente di un caso limite ma un paio di cose dobbiamo chiarirle.
1) L’autore va guidato da professionisti che conoscano il mestiere. Questo è forse l’ostacolo peggiore: far capire allo scrittore che mettere mano al libro non vuol dire stravolgerlo e che comunque il mondo non finirà con l’editing. Editare significa dare un’impronta editoriale all’opera e una coerenza di stile. È insomma altra cosa dalla scrittura creativa. Un libro è un insieme di professionalità (scrittore, editor, correttore bozze, impaginatore, grafico). Gli scrittori anglosassoni e americani sono più attenti alla qualità dell’opera, e i risultati si vedono: numero di vendite altissime, recensioni positive, contratti editoriali ben pagati. L’inglese è letto a livello mondiale e i numeri non sono comparabili ma con le proporzioni dovute il discorso non cambia. Quello dello scrittore è un mestiere serio, non può essere un hobby: se pubblichi vuoi essere letto e vendere copie del libro. Uno scrittore non può mai essere l'editor di sé stesso.
2) La copertina: normalmente l’autore non è Picasso. Il grafico editoriale, al di là dell’aspetto tecnico, si occupa anche (così almeno facciamo noi di Manoscrittiebook) di un’indagine di mercato. La cover, se l’autore non è un nome conosciuto, incide per il 60-70% sulle vendite.
3) La sinossi. È il biglietto da visita dell’opera e dell’autore. Va sempre scritta con molta cura. Un Editore che riceve migliaia di manoscritti non si mette a sfogliare mallopponi che come lettera di presentazione recitino: Carissimo, il mio libro cambierà il mondo, c’è una profonda rivisitazione storica del Cristianesimo e a pagina 40 dimostra che Dio non c’è. All'Editore non interessa se Dio esista o meno ma non vuole avere a che fare con quelli che si credono tale. Fare l’Editore è complicato e spesso lavora in perdita: un Dio a cui rivolgersi dovrà pur averlo.
4) Grammatica, sintassi (errori e refusi). Un ripassino a volte è dovuto: un po’ e non un pò, qual è e non qual’è, un uomo è entusiasta come una donna, non entusiasto. E ancora: perché-sicché-giacché e non perchè-sicchè-giacchè; pultroppo non si dice, forse a Pechino ma in Italiano vuole la r; gli ho imparato e accellerare sono da matita rossa. Poi c’è la questione della punteggiatura: Moravia quando ha scritto gli Indifferenti, punti e virgole li ha fatti mettere da altri. Se non si padroneggiano i ritmi non è un’onta. Nella punteggiatura c’è poi il fatidico punto esclamativo, che tanto piace ad alcuni autori; il nostro editor in un’occasione ne ha contati 37 in una pagina.
5) Promozione. Con la promozione il discorso si complica ed è lungo e articolato. Gli autori in genere si muovono male in Rete e in particolare sui social: aprono un profilo e una pagina su Facebook o Twitter e poi ammorbano i contatti con il link di Amazon. È la strada giusta non solo per farsi bannare ma per suscitare antipatia verso il libro. Ci sono anche i casi patologici, quelli che inviano messaggi in chat: questa cosa decreta la morte commerciale dell’opera. Non è neanche spam ma una rottura di scatole. Gli scrittori non sono Testimoni di Geova e chi sta sui social ha il sacrosanto diritto di non venire importunato con proposte commerciali. I libri non si vendono su Facebook, le strade sono altre. Il blog ad esempio è sempre bene aprirlo ma l’uso va ponderato. Si fa un passo alla volta e un po' di umiltà predispone gli eventuali lettori all'acquisto dell'opera.
Per concludere. IL FAI DA TE non funziona. Un testo poco professionale, arrangiato, con una copertina fatta col copia-incolla è destinato a perdersi negli scaffali delle librerie. Al di là delle copie vendute a amici e parenti, un’opera priva di EDITING non vende e stimola recensioni negative. Perché un libro è un prodotto commerciale ma non solo. Il lettore non è un consumatore come un altro, si aspetta molto dalla scrittura; spesso oltre ad essere un appassionato è uno del mestiere, i vizi normalmente lo infastidiscono. Ci sono poi gli EDITORI blasonati: NON PUBBLICANO (e non valutano) un libro con errori e una traccia narrativa pasticciata. Il fai-da-te non paga, ed è normale che sia così.